Gucci batte Agfa davanti all’UPC

La decisione del tribunale di Amburgo (UPC_CFI_278/2023) è una di quelle che non finiscono sui giornali, ma che dovrebbero far riflettere chiunque lavori con brevetti di processo e design industriale.

In sintesi brutale:

  • Nessuna contraffazione.
  • Il brevetto? Confermato valido.
  • La partita? Ancora aperta, ma le coordinate giurisprudenziali sono ormai segnate.

Agfa, big della stampa industriale, ha accusato Gucci e la sua Pikarar Collection di violare il brevetto EP3388490B1: un metodo per decorare cuoio naturale con immagini stampate tramite inkjet UV su una base coat di "colore acromatico (es. bianco o grigio) purché diverso dal nero", opzionalmente protetta da top coat e rifinita a caldo o con embossing.

Il punto critico? Il colore.
O meglio, il significato esatto di "achromatic colour different from black".
Per Agfa anche una base coat "off-white", leggermente avoriata, rientrava nella rivendicazione. La corte ha detto no: l'avorio è cromatico, punto. E se il tuo brevetto dice "achromatic", non puoi pretendere di coprire il pantone completo.



Il ragionamento del giudice è interessante: viene confermato che la terminologia brevettuale fa testo a sé, ma non può essere contraddetta da una descrizione incoerente.
In soldoni: se nelle rivendicazioni hai escluso ogni riferimento a colori cromatici (no, non è un pleonasmo), poi non puoi pretendere che la descrizione ti salvi.

Non solo: Gucci ha difeso la linea anche attaccando il brevetto per nullità, portando esempi di anteriorità (le famose “Flora Products”) e persino contestando l’assenza di inventiva.
Tutto inutile, il brevetto ha retto ma non abbastanza da inchiodare Gucci.

Dunque?
🔍 La definizione di “achromatic” diventa spartiacque tra invenzione e suggestione. La corte ha escluso ogni appiglio soggettivo (tipo: "per me questo è bianco"), rigettando anche il ricorso alla metrica ΔE94 se non esplicitamente richiamata nel brevetto.
Una lezione chiara: il linguaggio tecnico non ammette sfumature poetiche.

🛡️ Il metodo brevettato è valido ma non copiato.
Questo vuol dire che le aziende della moda possono dormire sonni (relativamente) tranquilli... finché restano fuori da quei precisi passaggi tecnici: cuoio crustato, base coat bianca, stampa UV, combinazione ottica degli strati.

💼 La moda entra, con tutto il suo stile, nella guerra dei brevetti.
È il primo caso UPC che coinvolge un gigante del lusso e l’inizio promette scintille: più che un confine tra high-tech e haute couture, qui si disegna un nuovo terreno di scontro tra artigianalità e proprietà industriale.


Questo caso ci insegna che non basta l’originalità del risultato: serve rigore nel linguaggio. Perché anche una formula apparentemente neutra come "colore acromatico diverso dal nero" può trasformarsi nell’ago della bilancia tra violazione e libertà d’uso e diventare il nodo gordiano di una strategia brevettuale multimilionaria.

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