
Il brevetto del Cuore
Il 13 novembre 1979, Robert Jarvik ottenne il brevetto per il cuore artificiale noto come dispositivo Jarvik-7 (US4173796A): una combinazione di alluminio e poliuretano, una sfida alla natura, un tentativo di prolungare la vita in una battaglia tra tecnologia e biologia.
Robert Jarvik raggiunse questo traguardo lavorando a stretto contatto con il Dr. Willem Johan Kolff, considerato il padre della dialisi e uno dei pionieri degli organi artificiali.
Jarvik-7 fu impiantato per la prima volta nel 1982 da William DeVries su Barney Clark, un dentista di 61 anni di Seattle che riuscì a vivere per 112 giorni con questo cuore meccanico nel petto.
Barney Clark era affetto da insufficienza cardiaca congestizia allo stadio terminale, considerato ineleggibile per il trapianto cardiaco a causa della sua età e per un severo enfisema polmonare.
Accettò l'intervento il 1º dicembre 1982 consapevole che il dispositivo non gli avrebbe garantito una vita lunga; decise comunque di sottoporsi all'intervento per contribuire al progresso della scienza e della medicina.
Durante il periodo con il dispositivo Jarvik-7, la sua vita fu seguita da vicino dai media di tutto il mondo segnando una pietra miliare nella storia della medicina. Nonostante le difficoltà fisiche, Clark spesso scherzava con i medici e il personale ospedaliero dimostrando grande spirito e resilienza fino alla fine.
Curiosità tecnica: il cuore artificiale Jarvik-7 era alimentato tramite un sistema pneumatico dove l'aria compressa veniva utilizzata per muovere i diaframmi che pompavano il sangue nei ventricoli artificiali.
Questo sistema, nonostante le sue limitazioni, rappresentava un enorme passo avanti nella tecnologia medica e forniva la pressione necessaria per mantenere la circolazione del sangue.
La parte esterna del sistema era ingombrante e rumorosa, ma permise di dimostrare che un cuore artificiale poteva supportare temporaneamente la vita umana.
Jarvik-7 non era perfetto, anzi, ma chi avrebbe mai immaginato che pochi decenni dopo, cuori artificiali e dispositivi di assistenza ventricolare avrebbero fatto parte della pratica clinica?
Non si trattava di sostituire la perfezione del cuore umano, ma di offrire nuova speranza a chi non aveva altre opzioni.
E così oggi celebriamo quel 13 novembre quando Robert Jarvik aprì nuove possibilità al trattamento delle malattie cardiache.
Grazie a visionari come Jarvik possiamo oggi guardare al futuro della medicina con occhi pieni di speranza.