Napster segnalato per copyright ma AGCOM decide per l’archiviazione

SIAE denuncia presunte violazioni massive del diritto d’autore, ma per AGCOM il blocco del sito sarebbe eccessivo.

Table of Contents

Napster, venticinque anni dopo

L'ironia della storia: Napster, un tempo simbolo della pirateria digitale, oggi si trova accusato di violazioni del copyright proprio nella sua veste di servizio legale.
SIAE ha infatti denunciato il sito ad AGCOM per la presenza di opere tutelate chiedendone il blocco nazionale. L'Autorità ha avviato l'istruttoria ma poi ha archiviato: le violazioni erano troppo limitate rispetto ai 110 milioni di brani offerti legalmente.

La vicenda Napster parla di copyright, certo, ma soprattutto parla di potere amministrativo, automatismi, trasparenza e discrezionalità. Temi che toccano da vicino chiunque operi online, ben oltre la musica.

Il procedimento AGCOM e la mancata risposta del sito

Il 24 marzo 2025, SIAE invia ad AGCOM una segnalazione per violazione massiva del diritto d’autore supportata da un elenco di link a brani tutelati accessibili da <napster.com>. AGCOM apre il procedimento sulla base della Delibera 680/13/CONS, art. 8, comma 2-bis. Tale norma prevede che, in presenza di una presunta violazione, l'Autorità possa valutare la proporzionalità delle misure e, qualora il blocco del sito risulti eccessivo rispetto alla gravità o all'estensione della violazione, possa archiviare il caso e trasmettere gli atti agli organi di polizia giudiziaria.

La situazione è formalmente cristallina: il gestore del sito non è identificabile con certezza e ha sede extra UE. La notifica viene dunque eseguita tramite pubblicazione sul sito AGCOM e invio email, modalità ritenute valide nei casi di irreperibilità.

Napster non reagisce. Nessuna risposta, nessuna controdeduzione, nessun tentativo di regolarizzare o giustificare la situazione. Agli occhi dell’AGCOM questo silenzio equivale ad una mancata collaborazione e apre alla valutazione della misura più radicale: il blocco dell’intero dominio <napster.com> da applicarsi su scala nazionale da parte di tutti i fornitori di connettività.
Poi però, nella fase conclusiva del procedimento, l’Autorità opta per una diversa strada decidendo per l’archiviazione del caso.

Archiviazione e trasmissione agli organi di polizia giudiziaria

Il 13 maggio 2025, AGCOM delibera di non procedere al blocco del sito. La motivazione è chiara: Napster è un servizio legale di streaming musicale che offre oggi oltre 110 milioni di brani. Le opere contestate rappresentano una minima parte dell’offerta complessiva e un blocco generalizzato sarebbe risultato sproporzionato.
Per questo motivo l’Autorità dispone l’archiviazione del procedimento ai sensi dell’art. 8, comma 2-bis, e trasmette gli atti agli organi di polizia giudiziaria per eventuali accertamenti di loro competenza.

La decisione non equivale ad una condanna, ma nemmeno a un’assoluzione piena poiché la trasmissione degli atti agli organi di polizia giudiziaria implica la possibilità di ulteriori accertamenti investigativi o penali. Si limita a constatare che le condizioni per un blocco amministrativo non sono soddisfatte.
Un esito prudente ma che lascia aperti interrogativi sulla natura delle violazioni e sulla mancata reazione del gestore.

Il sito è ancora accessibile: misura evitata o inefficace?

Il nome a dominio <napster.com> è sempre stato raggiungibile dagli utenti italiani anche nei giorni successivi alla comunicazione di AGCOM.
Nel sottobosco del web e di alcuni  forum specialistici si è molto mormorato sulla questione e sono state avanzate motivazioni varie e stramplate.

La realtà appare meno avvincente e taglia la testa ad ipotesi complottistiche perché nessun blocco è mai stato formalmente disposto.
L’articolo 8 del Regolamento prevede criteri di gradualità, proporzionalità e adeguatezza, e in questo caso l’organo collegiale ha ritenuto sproporzionato l’intervento di disabilitazione dell’accesso. Non vi è stata dunque alcuna censura tecnica, nessun ordine ai provider, nessuna interdizione di fatto.
L’accessibilità del sito non è prova di inefficacia, semmai della cautela istituzionale adottata.

Un modello normativo opaco tra Piracy Shield e automatismi

Il procedimento su Napster non è stato gestito tramite Piracy Shield, ma ha seguito la procedura ordinaria prevista dalla Delibera 680/13/CONS.
Piracy Shield è la piattaforma promossa da AGCOM (e donata dalla Lega Serie A), che consente il blocco immediato dei siti web accusati di pirateria conclamata attraverso un sistema tecnico centralizzato e automatizzato.
Nel caso di Napster, l’istruttoria è stata svolta in modo tradizionale con valutazione caso per caso e senza ricorrere a blocchi automatizzati. Ciononostate la cornice normativa resta la stessa: il sistema si basa su automatismi, notifiche poco trasparenti e sulla possibilità di adottare misure generalizzate. Tutto ciò all’interno di un’architettura che promette efficienza e rapidità ma che rischia di sacrificare le garanzie minime di trasparenza e di contraddittorio.

Proprio su questi punti si inserisce il caso di Elisa Giomi, commissaria AGCOM, la quale ha denunciato pubblicamente la mancanza di neutralità nella gestione dei blocchi portando a galla dubbi sui costi, sulla legittimità della piattaforma e sull’assenza di verifica terza.
Persino di fronte a richiami formali ha continuato a parlare e la sua voce è oggi una delle poche a denunciare il rischio di una regolazione senza controllo in cui il potere tecnico sostituisce il giudizio e il contraddittorio diventa superfluo.

Il caso Napster dimostra che, anche in presenza di segnalazioni e mancata risposta del gestore, la discrezionalità amministrativa può prevalere sugli automatismi evitando misure sproporzionate.
Resta però aperto il tema della trasparenza e della partecipazione effettiva dei soggetti coinvolti: pur correttamente applicata, la procedura si è svolta senza alcun contraddittorio e solo la valutazione finale dell’Autorità ha impedito un blocco generalizzato.
Si tratta di un equilibrio delicato che richiede attenzione costante per non trasformare la tutela del copyright in un potere amministrativo poco trasparente.
Un potere che potrebbe colpire chi tace e ignorare chi sbaglia.

Related post